Passeggiando per il centro storico di Lecce, è impossibile non rimanere affascinati dalle tante bellezze barocche che adornano viuzze, cortili e palazzi. L’atmosfera suggestiva della città ci porta in un viaggio alla scoperta dell’arte, non solo quella più nota, ma anche quella meno conosciuta. Esistono, infatti, luoghi più intimi e segreti, ma altrettanto belli e ricchi di storia. Scopriamo insieme i tesori nascosti di Lecce.
L’EX CONSERVATORIO SANT’ANNA E IL FICUS SECOLARE
La Chiesa e il Conservatorio di Sant’Anna si trovano in una delle vie più importanti del centro storico di Lecce, via Libertini, nonché in una posizione del tutto privilegiata.
La loro costruzione risale al secolo XVII, quando una nobildonna leccese, Teresa Paladini, pensò di dar vita a un convento che avrebbe dovuto ospitare le figlie di famiglie nobili leccesi con vocazione.
Il Monastero, sorse nella residenza della nobile famiglia Verardi, un antico palazzo posto in un’area il cui sottosuolo presenta resti di cisterne e depositi per granai.
Una volta costruita la Chiesa di Sant’Anna, l’edificio fu sottoposto a importanti lavori di ampliamento voluti dal vescovo Alfonso Sozy Carafa. Il progetto, affidato all’architetto Emanuele Manieri, portò all’inserimento di una scalinata e di un elegante prospetto arricchito da decorazioni e dagli stemmi delle famiglie Paladini e Verardi, grazie alle quali era nato il Conservatorio.
Oggi, l’ex Conservatorio di Sant’Anna ospita spesso eventi e manifestazioni culturali e artistiche e conserva il suo fascino originario, oltre a un meraviglioso ficus secolare posto nel suo cortile. Il ficus rappresenta l’albero più imponente della città, offre ai passanti e visitatori uno spettacolo grandioso ed è il simbolo della storia di Lecce che si svela negli angoli meno conosciuti del centro storico.
ARCO DI PRATO
Lecce nasconde tra i suoi vicoletti, particolari tesori che caratterizzano la storia delle tradizioni della città.
In via Leonardo Prato, nell’omonima Piazzetta, troviamo un apparente banale arco che altro non è che il famoso ARCU TE PRATU, forse poco noto ai visitatori ma che conserva un importante valore per i leccesi.
I passanti, incuriositi, lo attraversano per scoprire cosa nasconde. L’Arco, infatti, anticipava in origine l’ingresso al cinquecentesco Palazzo Prato, un palazzo in stile militare dotato di cisterna, motivo per il quale probabilmente fu in passato una torre colombaia.
L’arco è costituito da due slanciate paraste le cui incisioni ormai sono rovinate dal tempo. Al centro dell’arco vi sono una voluta e una balaustra. A destra invece il più antico stemma della città, quello della famiglia Prato, con funzione celebrativa, che è oggi poco visibile. L’arco presenta le tipiche caratteristiche architettoniche dell’arte militare, poiché ha un aspetto imponente ma è elegante ed essenziale nelle decorazioni.
Esistono diverse leggende legate al nome ARCU TE PRATU: una è quella che riguarda Carlo V. Si racconta che il sovrano spagnolo accettò la richiesta di Leonardo Prato, cioè quella di rendere immune all’arresto chiunque passasse sotto l’arco.
Inoltre, nel 1938 Corallo Menotti scrisse e compose con il fratello Luigi la canzone “Arcu te Pratu” che cantò poi Bruno Petrachi. Il famosissimo ritornello esprime l’orgoglio di essere leccesi e recita così:
“Sìmu leccesi core presciatu
sòna maestru arcu te Pratu“
LA CASA-MUSEO ARCHEOLOGICO FAGGIANO
Il Museo storico – archeologico “Faggiano” nasce nel 2007, a seguito dei restauri eseguiti da Luciano Faggiano all’interno della propria abitazione sita nel centro storico di Lecce, a pochi metri da Porta S. Biagio. I lavori si rivelarono forieri di ritrovamenti, che gettano un’importante luce su quasi 3000 anni di storia cittadina e Salentina. Difatti l’edificio, unico nel suo genere, è composto da diversi strati, completamente visitabili, che permettono di scendere per diversi metri al di sotto dell’attuale piano stradale fino ai livelli primitivi, laddove è possibile notare banchi di roccia con pali da capanne. I livelli successivi richiamano la storia in età messapica e romana, potendo visionare strutture murarie, un tratto di strada che muove in direzione dell’anfiteatro, delle tombe scavate nella roccia, di cui una di particolare interesse in quanto destinata alla sepoltura di un neonato. Diverse fosse granaie e cisterne completano la visione indicando l’importanza strategica del luogo. Dal pozzo, la cui bocca è visibile nel secondo livello sotterraneo, di età medievale è possibile scorgere il passaggio del fiume Idume. Percorrendo gli altri livelli inferiori dell’edificio si compie un vero e proprio viaggio nel tempo nella Lecce sotterranea, potendo ammirare cisterne a fossa quadrata e campaniforme, sepolture comuni e perfino un essiccatoio con relativo scolo destinato al deposito dei defunti prima della definitiva inumazione. Il sito rivive momenti di grande attività durante l’epoca medievale quando, trovandosi lungo la direttrice per l’oriente, divenne possedimento di ordini monastico-militari. Interessante la copertura con vasi della volta del piano superiore. All’interno del museo,inoltre, vi è una sala dedicata alla scoperta della Grotta dei Cervi di Porto Badisco in cui son conservate le prime immagini relative alla scoperta e tanto altro.
EX MONASTERO DEGLI OLIVETANI
L’ex Monastero degli Olivetani si trova accanto al Cimitero ed alla Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo.
Si tratta di un edificio religioso costruito tra il 1171 ed il 1174, voluto dall’ordine dei Benedettini neri, realizzato da Gabriele Riccardi. In realtà, vi era già un convento voluto da Tancredi d’Altavilla nel XII sec; questo fu ampliato con la realizzazione di un nuovo chiostro a colonne binate dotato di un pozzo a baldacchino retto da colonne tortili corinzie.
Il monastero nell’800 passò da edificio religioso a sede di alcuni uffici pubblici del Comune di Lecce; fu anche ospizio per mendicanti.
Si dice che le cisterne presenti, di capacità esorbitante, raccoglievano l’acqua piovana che veniva poi utilizzata per uso domestico del monastero e dalla popolazione locale.
Nel ‘900 fu affidato all’Università di Lecce, diventando quindi centro di cultura.
Ancora oggi conserva affreschi raffiguranti la vita monastica.
Chi accede al convento, oggi, respira un clima di silenzio e pace, attraversando il viale alberato tra alberi di noce ed agrumeto.
CHIESA DEI SANTI NICCOLÒ E CATALDO
La chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo si trova all’interno del Cimitero monumentale di Lecce. Venne costruita nel 1180 per volere di Tancredi d’Altavilla, re dei Normanni. Dapprima donata ai Benedettini, passò nel 1494 agli Olivetani.
Lo stile della Chiesa richiama il romanico pugliese, ma gli Olivetani apportarono numerose modifiche arricchendo il complesso con decorazione barocche. Infatti, verso la prima metà del Settecento, la facciata venne sottoposta ai lavori diretti da Giuseppe Cino, il quale inserì decorazioni in pietra leccese, statue barocche e un fastigio di coronamento. Sempre sulla facciata, è presente un rosone di stile medievale, così come il campanile.
L’interno è a croce latina, caratterizzato da tre navate e volte a botta. Presenta uno stile più essenziale e severo.
CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
Il convento fu inaugurato il 18 aprile 1649, sorge su un’area donata dall’Università di Lecce ad una delegazione di Agostiniani. Gli Agostiniani furono soppressi nel 1810 e i successori Minori Osservanti fondarono una scuola di Filosofia fino al 1852.
Dopo tale data, il convento divenne una caserma.
Il giardino
Il giardino del complesso degli Agostiniani, era chiamato anche, giardino di Ogni Bene; era un giardino produttivo, grazie alla presenza di viti, agrumi, fichi e melograni.
Oggi, l’assetto del giardino è stato ripristinato secondo un progetto ordinato e preciso che mostrasse l’utilizzo del giardino di un tempo; la sua struttura precisa lo divide in aree precise: frutteto, vigneto, specie tipiche della macchia mediterranea, fiori e melograni.
Ogni pianta ha un cartellino che ne indica la specie.
La Chiesa
Chiesa barocca, annessa al convento, con un’unica navata, a croce latina, ha tre cappelle per lato che comunicano tra loro. L’altare maggiore è quasi assente ma ai lati, a sinistra, si notano quattro altari barocchi mentre a destra vi sono quelli dell’800.
La facciata ospita un timpano spezzato dove vi è la Madonna col Bambino e 4 statue nelle loro nicchie.
La chiesa degli agostiniani veniva chiamata anche dei Coronatelli per la profonda adorazione dei padri agostiniani nei confronti della Vergine Incoronata.

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Passeggiando per il centro storico di Lecce, è impossibile non rimanere affascinati dalle tante bellezze barocche che adornano viuzze, cortili e palazzi. L’atmosfera suggestiva della città ci porta in un viaggio alla scoperta dell’arte, non solo quella più nota, ma anche quella meno conosciuta. Esistono, infatti, luoghi più intimi e segreti, ma altrettanto belli e ricchi di storia. Scopriamo insieme i tesori nascosti di Lecce.
L’EX CONSERVATORIO SANT’ANNA E IL FICUS SECOLARE
La Chiesa e il Conservatorio di Sant’Anna si trovano in una delle vie più importanti del centro storico di Lecce, via Libertini, nonché in una posizione del tutto privilegiata.
La loro costruzione risale al secolo XVII, quando una nobildonna leccese, Teresa Paladini, pensò di dar vita a un convento che avrebbe dovuto ospitare le figlie di famiglie nobili leccesi con vocazione.
Il Monastero, sorse nella residenza della nobile famiglia Verardi, un antico palazzo posto in un’area il cui sottosuolo presenta resti di cisterne e depositi per granai.
Una volta costruita la Chiesa di Sant’Anna, l’edificio fu sottoposto a importanti lavori di ampliamento voluti dal vescovo Alfonso Sozy Carafa. Il progetto, affidato all’architetto Emanuele Manieri, portò all’inserimento di una scalinata e di un elegante prospetto arricchito da decorazioni e dagli stemmi delle famiglie Paladini e Verardi, grazie alle quali era nato il Conservatorio.
Oggi, l’ex Conservatorio di Sant’Anna ospita spesso eventi e manifestazioni culturali e artistiche e conserva il suo fascino originario, oltre a un meraviglioso ficus secolare posto nel suo cortile. Il ficus rappresenta l’albero più imponente della città, offre ai passanti e visitatori uno spettacolo grandioso ed è il simbolo della storia di Lecce che si svela negli angoli meno conosciuti del centro storico.
ARCO DI PRATO
Lecce nasconde tra i suoi vicoletti, particolari tesori che caratterizzano la storia delle tradizioni della città.
In via Leonardo Prato, nell’omonima Piazzetta, troviamo un apparente banale arco che altro non è che il famoso ARCU TE PRATU, forse poco noto ai visitatori ma che conserva un importante valore per i leccesi.
I passanti, incuriositi, lo attraversano per scoprire cosa nasconde. L’Arco, infatti, anticipava in origine l’ingresso al cinquecentesco Palazzo Prato, un palazzo in stile militare dotato di cisterna, motivo per il quale probabilmente fu in passato una torre colombaia.
L’arco è costituito da due slanciate paraste le cui incisioni ormai sono rovinate dal tempo. Al centro dell’arco vi sono una voluta e una balaustra. A destra invece il più antico stemma della città, quello della famiglia Prato, con funzione celebrativa, che è oggi poco visibile. L’arco presenta le tipiche caratteristiche architettoniche dell’arte militare, poiché ha un aspetto imponente ma è elegante ed essenziale nelle decorazioni.
Esistono diverse leggende legate al nome ARCU TE PRATU: una è quella che riguarda Carlo V. Si racconta che il sovrano spagnolo accettò la richiesta di Leonardo Prato, cioè quella di rendere immune all’arresto chiunque passasse sotto l’arco.
Inoltre, nel 1938 Corallo Menotti scrisse e compose con il fratello Luigi la canzone “Arcu te Pratu” che cantò poi Bruno Petrachi. Il famosissimo ritornello esprime l’orgoglio di essere leccesi e recita così:
“Sìmu leccesi core presciatu
sòna maestru arcu te Pratu“
LA CASA-MUSEO ARCHEOLOGICO FAGGIANO
Il Museo storico – archeologico “Faggiano” nasce nel 2007, a seguito dei restauri eseguiti da Luciano Faggiano all’interno della propria abitazione sita nel centro storico di Lecce, a pochi metri da Porta S. Biagio. I lavori si rivelarono forieri di ritrovamenti, che gettano un’importante luce su quasi 3000 anni di storia cittadina e Salentina. Difatti l’edificio, unico nel suo genere, è composto da diversi strati, completamente visitabili, che permettono di scendere per diversi metri al di sotto dell’attuale piano stradale fino ai livelli primitivi, laddove è possibile notare banchi di roccia con pali da capanne. I livelli successivi richiamano la storia in età messapica e romana, potendo visionare strutture murarie, un tratto di strada che muove in direzione dell’anfiteatro, delle tombe scavate nella roccia, di cui una di particolare interesse in quanto destinata alla sepoltura di un neonato. Diverse fosse granaie e cisterne completano la visione indicando l’importanza strategica del luogo. Dal pozzo, la cui bocca è visibile nel secondo livello sotterraneo, di età medievale è possibile scorgere il passaggio del fiume Idume. Percorrendo gli altri livelli inferiori dell’edificio si compie un vero e proprio viaggio nel tempo nella Lecce sotterranea, potendo ammirare cisterne a fossa quadrata e campaniforme, sepolture comuni e perfino un essiccatoio con relativo scolo destinato al deposito dei defunti prima della definitiva inumazione. Il sito rivive momenti di grande attività durante l’epoca medievale quando, trovandosi lungo la direttrice per l’oriente, divenne possedimento di ordini monastico-militari. Interessante la copertura con vasi della volta del piano superiore. All’interno del museo,inoltre, vi è una sala dedicata alla scoperta della Grotta dei Cervi di Porto Badisco in cui son conservate le prime immagini relative alla scoperta e tanto altro.
EX MONASTERO DEGLI OLIVETANI
L’ex Monastero degli Olivetani si trova accanto al Cimitero ed alla Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo.
Si tratta di un edificio religioso costruito tra il 1171 ed il 1174, voluto dall’ordine dei Benedettini neri, realizzato da Gabriele Riccardi. In realtà, vi era già un convento voluto da Tancredi d’Altavilla nel XII sec; questo fu ampliato con la realizzazione di un nuovo chiostro a colonne binate dotato di un pozzo a baldacchino retto da colonne tortili corinzie.
Il monastero nell’800 passò da edificio religioso a sede di alcuni uffici pubblici del Comune di Lecce; fu anche ospizio per mendicanti.
Si dice che le cisterne presenti, di capacità esorbitante, raccoglievano l’acqua piovana che veniva poi utilizzata per uso domestico del monastero e dalla popolazione locale.
Nel ‘900 fu affidato all’Università di Lecce, diventando quindi centro di cultura.
Ancora oggi conserva affreschi raffiguranti la vita monastica.
Chi accede al convento, oggi, respira un clima di silenzio e pace, attraversando il viale alberato tra alberi di noce ed agrumeto.
CHIESA DEI SANTI NICCOLÒ E CATALDO
La chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo si trova all’interno del Cimitero monumentale di Lecce. Venne costruita nel 1180 per volere di Tancredi d’Altavilla, re dei Normanni. Dapprima donata ai Benedettini, passò nel 1494 agli Olivetani.
Lo stile della Chiesa richiama il romanico pugliese, ma gli Olivetani apportarono numerose modifiche arricchendo il complesso con decorazione barocche. Infatti, verso la prima metà del Settecento, la facciata venne sottoposta ai lavori diretti da Giuseppe Cino, il quale inserì decorazioni in pietra leccese, statue barocche e un fastigio di coronamento. Sempre sulla facciata, è presente un rosone di stile medievale, così come il campanile.
L’interno è a croce latina, caratterizzato da tre navate e volte a botta. Presenta uno stile più essenziale e severo.
CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI
Il convento fu inaugurato il 18 aprile 1649, sorge su un’area donata dall’Università di Lecce ad una delegazione di Agostiniani. Gli Agostiniani furono soppressi nel 1810 e i successori Minori Osservanti fondarono una scuola di Filosofia fino al 1852.
Dopo tale data, il convento divenne una caserma.
Il giardino
Il giardino del complesso degli Agostiniani, era chiamato anche, giardino di Ogni Bene; era un giardino produttivo, grazie alla presenza di viti, agrumi, fichi e melograni.
Oggi, l’assetto del giardino è stato ripristinato secondo un progetto ordinato e preciso che mostrasse l’utilizzo del giardino di un tempo; la sua struttura precisa lo divide in aree precise: frutteto, vigneto, specie tipiche della macchia mediterranea, fiori e melograni.
Ogni pianta ha un cartellino che ne indica la specie.
La Chiesa
Chiesa barocca, annessa al convento, con un’unica navata, a croce latina, ha tre cappelle per lato che comunicano tra loro. L’altare maggiore è quasi assente ma ai lati, a sinistra, si notano quattro altari barocchi mentre a destra vi sono quelli dell’800.
La facciata ospita un timpano spezzato dove vi è la Madonna col Bambino e 4 statue nelle loro nicchie.
La chiesa degli agostiniani veniva chiamata anche dei Coronatelli per la profonda adorazione dei padri agostiniani nei confronti della Vergine Incoronata.