CASTRO, APPRODO DI ENEA

CASTRO, APPRODO DI ENEA

Arrocata sul mare, Castro richiama nel nome stesso la sua funzione di di baluardo a difesa del territorio e a controllo del mare.
La storia in quest’area è antichissima, come dimostrano i reperti rinvenuti all’interno delle grotte.

La Zinzulusa è forse la più famosa, perchè visitabile a piedi e con una guida. La grotta è nota per le sue stalattiti e stalagmiti; all’interno vi è un piccolo laghetto chiamato Cocito. Il nome della grotta deriva dalla parola in dialetto “zìnzulu” (in italiano il suo equivalente è straccio) per la presenza di stalagmiti che scendono dall’alto. Ancora più interessante è la Grotta Romanelli.

La scoperta di questa grotta, nel 1900-1905, è molto importante dal punto di vista degli studi storici in quanto attesta la presenza del Paleolitico superiore in Italia. Da quel periodo la grotta fu utilizzata come ricovero o abitazione per gruppi umani. Sono stati rinvenuti resti umani, tra cui due scheletri infantili, manufatti litici e reperti faunistici datati a circa 11.900 anni fa.

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ORIGINI
La fondazione della città viene riportata ai Cretesi o a Ideomeneo. Da recenti scavi archeologico nella zona del castello si è ipotizzato che sia questo sito quel Castrum Minervae di cui parla Virgilio quando racconta dello sbarco in Italia di Enea in fuga dalla guerra di Troia, destinato a fondare quel grande impero che sarà Roma. Il recente rinvenimento di un Palladio, una piccola statuetta della dea Atena, Minerva per i Romani, sembra testimoniare qui la presenza di un tempio dedicato alla dea e quindi avvallare tale ipotesi.
Prima centro messapico, poi dal 123 a.C. colonia romana, Castro divenne cristiana relativamente tardi rispetto ad altri centri del Salento, nel corso del IV secolo.

MONUMENTI
Giunti nel centro storico si incontra quasi subito l’imponente Castello, di recente restaurato e aperto al pubblico. Già dal XIII secolo era sicuramente presente un castello che proteggeva la città. Ma fu dopo il 1480 che il castello assume il tipico aspetto aragonese per poi essere nuovamente distrutto da un assalto da parte dei Turchi. Ciò che resta oggi dell’edificio è una torre circolare, un bastione lanceolato, la “Torre del Cavaliere” e alcune cortine murarie.
Il castello si erge sul mare e lo domina dall’abitato, ma è organicamente connesso alla cinta muraria difensiva risalente alla seconda metà del Cinquecento. Si accedeva al castello da un unico ingresso collocato nel lato sud tramite un ponte levatoio che consentiva di attraversare il profondo fossato. Da recenti scavi si è potuto accertare la presenza di un fossato a ridosso del varco. Alla difesa dell’ingresso era preposto un camminamento superiore.
Di fronte all’ingresso si aprono le Sale di Tramontana, una serie di ambienti rettangolari di varie dimensioni, con volta a botte. Sulla destra una scala permette di accedere alle coperture e alla Torre del Cavaliere, la più alta dell’intero sistema difensivo e di probabile origine normanna. Sempre sulla destra del cortile si trova un vano porticato da cui si accede alla Sala di Levante. In origine la copertura era ad una quota inferiore. Dal cortile, sulla sinistra rispetto all’ingresso, si entra nella Sala di Ponente, costruita su un tratto delle mura messapiche del IV secolo a.C.
Passeggiando per il centro storico si arriva alla Cattedrale, costruita nel XII secolo. Tracce dell’impianto medievale sono visibili nella zona del transetto, del presbiterio e in parte della facciata. Nella navata sinistra è incorporata una chiesetta di età bizantina, del X secolo, di impianto simile alla chiesa di San Pietro di Otranto. La zona del presbiterio è sopraelevata con il tetto di legno a capriate; in origine erano visibili le tre absidi, la maggiore completamente occultata dall’inserimento dell’altare maggiore barocco.
La chiesa fu radicalmente trasformata nel 1600. La pianta è a croce latina ad unica navata con cinque colonne addossate alle pareti su ogni lato e tre absidi frontali.
L’altare maggiore, barocco, concluso nel 1685, accoglie il dipinto dell’Annunciazione. Nel braccio destro del transetto vi è la cappella del conte, che ricorda la famiglia del Balzo che fu feudataria della zona. All’interno sono presenti numerosi dipinti della scuola salentina del XVII e XVIII secolo: entrando a sinistra della navata tra le prime due colonne addossate vediamo la Vergine con Sant’Antonio e San Bonaventura, tra la seconda e la terza colonna la Madonna del Rosario con Santa Caterina e San Domenico, sull’altare di San Giuseppe la tela raffigurante l’Incontro delle due madri. La parete destra della navata in prossimità dell’altare maggiore conserva l’altare di San Carlo con dipinto raffigurante la Vergine con Bambino con San Gaetano da Thiene, San Carlo Borromeo e Sant’Andrea Avellino, tra la terza e la seconda colonna addossata alla navata destra è il dipinto raffigurante l’Immacolata con San Francesco d’Assisi e San Francesco di Paola, infine tra la seconda e la prima colonna il dipinto dell’Immacolata con San Filippo Neri, San Francesco di Sales, Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio.

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