IL MOSAICO DI OTRANTO, L’ALBERO DELLA VITA

La cittadina di Otranto custodisce diversi tesori, fra questi quello dal fascino più misterioso è certamente il Mosaico pavimentale della Cattedrale nel quale è rappresentato l’Albero della Vita.

CATTEDRALE
La cattedrale di Otranto viene costruita in età normanna dal vescovo latino Guglielmo (1080-1088) in opposizione all’antica cattedrale bizantina (chiesa di San Pietro) e al rito greco qui praticato. La struttura subì molte demolizioni durante la dominazione turca, quando venne trasformata prima in stalla, poi in moschea. Venne ricostruita alla fine del ‘500, in età rinascimentale; a questo periodo appartiene il portale laterale, dove è raffigurato, nell’architrave, Cristo Pantocreatore, mentre ai lati 8 dignitari ecclesiastici, tra cui l’arcivescovo Serafino, che aveva preso il posto di Stefano Agricoli, trucidato dai Turchi.
Negli anni Ottanta, durante i lavori di restauro al mosaico pavimentale, furono rinvenuti resti ascrivibili ad un mosaico romano del IV-V secolo conservati nell’adiacente Museo Diocesano.

Approfondisci nell’articolo dedicato alla città di Otranto  —

IL MOSAICO PAVIMENTALE DI PANTALEONE
Elemento di maggiore attrazione è il mosaico pavimentale, realizzato su commissione del vescovo Gionata tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone, come si legge in una delle iscrizioni che scandiscono la lettura della rappresentazione. Tre alberi della vita sono collocati nella navata centrale e in quelle laterali. Numerose sono le interpretazioni date ai simboli e alle raffigurazioni presenti. Due elefanti reggono l’albero maggiore nella navata centrale. Diana cacciatrice che punta la freccia contro una cerva è rappresentata a sinistra, Alessandro Magno a destra. Segue l’episodio biblico della Torre di Babele e il Diluvio Universale. All’interno di tondi i segni zodiacali con la rappresentazione dei lavori nei mesi corrispondenti alle costellazioni; Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre, Re Artù a cavallo, l’uccisione di Abele con la scena del fratricidio da parte di Caino e la scritta “Ubi frater tuus?”. Nel transetto vi sono tondi con all’interno animali reali e fantastici e scene dell’Antico Testamento, con la visita della regina di Saba a re Salomone e la scena del serpente che istiga Adamo ed Eva a compiere il peccato originale. Infine nell’abside Giona che sta per essere inghiottito da un pesce con in mano la profezia della distruzione di Ninive e a sinistra Sansone che combatte con un leone. Di difficile lettura è l’albero nella navata destra, mentre a sinistra troviamo la rappresentazione del Giudizio Universale, con l’Inferno e il Paradiso. A prescindere dalle innumerevoli interpretazioni che sono state date alle raffigurazioni del mosaico, uno degli elementi di maggiore attenzione è la mescolanza di influenze culturali eterogenee, quella bizantina e orientale, quella francese-normanna, quella araba. Una tale eterogeneità si deve leggere nell’ottica di una Otranto “porta d’Oriente”, luogo di scambi culturali e di incontro tra popolazioni e tradizioni diverse.

La cittadina di Otranto custodisce diversi tesori, fra questi quello dal fascino più misterioso è certamente il Mosaico pavimentale della Cattedrale nel quale è rappresentato l’Albero della Vita.

CATTEDRALE
La cattedrale di Otranto viene costruita in età normanna dal vescovo latino Guglielmo (1080-1088) in opposizione all’antica cattedrale bizantina (chiesa di San Pietro) e al rito greco qui praticato. La struttura subì molte demolizioni durante la dominazione turca, quando venne trasformata prima in stalla, poi in moschea. Venne ricostruita alla fine del ‘500, in età rinascimentale; a questo periodo appartiene il portale laterale, dove è raffigurato, nell’architrave, Cristo Pantocreatore, mentre ai lati 8 dignitari ecclesiastici, tra cui l’arcivescovo Serafino, che aveva preso il posto di Stefano Agricoli, trucidato dai Turchi.
Negli anni Ottanta, durante i lavori di restauro al mosaico pavimentale, furono rinvenuti resti ascrivibili ad un mosaico romano del IV-V secolo conservati nell’adiacente Museo Diocesano.

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IL MOSAICO PAVIMENTALE DI PANTALEONE
Elemento di maggiore attrazione è il mosaico pavimentale, realizzato su commissione del vescovo Gionata tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone, come si legge in una delle iscrizioni che scandiscono la lettura della rappresentazione. Tre alberi della vita sono collocati nella navata centrale e in quelle laterali. Numerose sono le interpretazioni date ai simboli e alle raffigurazioni presenti. Due elefanti reggono l’albero maggiore nella navata centrale. Diana cacciatrice che punta la freccia contro una cerva è rappresentata a sinistra, Alessandro Magno a destra. Segue l’episodio biblico della Torre di Babele e il Diluvio Universale. All’interno di tondi i segni zodiacali con la rappresentazione dei lavori nei mesi corrispondenti alle costellazioni; Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso terrestre, Re Artù a cavallo, l’uccisione di Abele con la scena del fratricidio da parte di Caino e la scritta “Ubi frater tuus?”. Nel transetto vi sono tondi con all’interno animali reali e fantastici e scene dell’Antico Testamento, con la visita della regina di Saba a re Salomone e la scena del serpente che istiga Adamo ed Eva a compiere il peccato originale. Infine nell’abside Giona che sta per essere inghiottito da un pesce con in mano la profezia della distruzione di Ninive e a sinistra Sansone che combatte con un leone. Di difficile lettura è l’albero nella navata destra, mentre a sinistra troviamo la rappresentazione del Giudizio Universale, con l’Inferno e il Paradiso. A prescindere dalle innumerevoli interpretazioni che sono state date alle raffigurazioni del mosaico, uno degli elementi di maggiore attenzione è la mescolanza di influenze culturali eterogenee, quella bizantina e orientale, quella francese-normanna, quella araba. Una tale eterogeneità si deve leggere nell’ottica di una Otranto “porta d’Oriente”, luogo di scambi culturali e di incontro tra popolazioni e tradizioni diverse.

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