DOLMEN, MENHIR E SPECCHIE

I dolmen e i menhir sono monumenti megalitici risalenti, in alcuni casi, ad età preistorica. Il loro significato è ancora incerto; si ritiene generalmente possa trattarsi di altari, monumenti sepolcrali o soltanto di simboli che propiziavano la fecondità.
Anche in Puglia, e in particolare nel territorio salentino, è possibile ammirare queste fantastiche e misteriose costruzioni.

Menhir a Giuggianello

MENHIR
La parola menhir deriva dal bretone “men” (pietra) e “hirs” (lunga): si tratta infatti di pietre monolitiche conficcate verticalmente nel terreno, e possono arrivare all’altezza di più di 5 metri. Generalmente presentano una forma quadrata, talvolta che va assottigliandosi verso la parte superiore. Una caratteristica dei menhir a forma rettangolare è quella dell’orientamento delle facce rispetto ai punti cardinali: le facce più larghe sono orientate a nord e sud.
Nella provincia di Lecce sono molto diffusi. Ogni centro possiede almeno un menhir. Nel comune di Giurdignano, se ne contano addirittura più di 15 esemplari. A Martano è possibile ammirare il più alto menhir d’Italia, il “Menhir de Santu Totaru”, che supera i 5 metri d’altezza. I menhir salentini furono cristianizzati nel Medioevo, soprattutto tramite l’incisione di croci sulla pietra, e vengono denominati “Osanna”. Ancora oggi, il giorno della Domenica delle Palme, in alcuni paesi della provincia di Lecce, vi è l’usanza di raggiungere in processione questi monumenti dove vengono benedetti i ramoscelli di ulivo. Chiaro esempio di cristianizzazione è il menhir di San Paolo a Giuggianello, dove sotto al megalite viene scavata una piccola cripta dedicata al santo. Una leggenda vuole che sotto i menhir siano custoditi favolosi tesori per impossessarsi dei quali è indispensabile seguire questo rituale: a mezzanotte due persone devono appoggiarsi con le spalle alle pareti del monolite il quale, sollevandosi da terra, schiaccerebbe uno dei due, quello con l’animo meno puro. Al sopravvissuto spetterebbe poi la lauta ricompensa.

Dolmen Placa fra Melendugno e Calimera

 

DOLMEN

Il termine dolmen deriva dalla fusione di due parole bretoni: tol o tuol (tavola) e men (pietra). Il dolmen è costituito generalmente da un lastrone di pietra appoggiato orizzontalmente su pietre inflitte verticalmente nel terreno, così da formare un vero e proprio ambiente. La realizzazione dei dolmen viene collocata nell’arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C. In generale i dolmen pugliesi vengono riferiti all’età del Bronzo e partono dal III-II millennio ed in alcuni casi rappresentano fenomeni di ristagno culturale. Alcuni hanno restituito scheletri, ma molti altri sono stati depredati nel tempo.
Uno dei dolmen salentini più noti e importanti è il dolmen “li Scusi” che si trova nelle campagne di Minervino. Di notevole interesse è anche quello delle “Gravasce” in Giurdignano, “Placa” e “Calaresta” presso Melendugno.

 

SPECCHIE
Altra testimonianza megalitica del Salento sono le specchie, cumuli di pietre di forma generalmente circolare che potevano raggiungere un’altezza di 15 metri.
La parola specchia deriva dal latino specula, a sottolineare la loro funzione di avvistamento, un compito molto importante in un territorio fortemente pianeggiante.
Nella provincia di Lecce, svariati sono i luoghi in cui si possono rinvenire tali innalzamenti artificiali. Ne sono un esempio le specchie di Alliste, Racale, Nardò, Supersano, Martano, Cavallino, Zollino, Ruffano, Taurisano e San Donato.

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