GALATINA, ARTE E TARANTISMO

GALATINA, ARTE E TARANTISMO

La città di Galatina è conosciuta dal XII secolo come casale Sancti Petri in Galatina. Secondo la tradizione infatti qui si sarebbe fermato San Pietro nel suo viaggio da Antiochia fino a Roma.
Nel Medioevo il territorio di Galatina, insieme alla Contea di Soleto, fu assegnato a Ugo del Balzo d’Orange da Carlo d’Angiò ed è in questo periodo che si colloca la costruzione della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.

GALATINA CULLA DEL TARANTISMO
Il tarantismo è un fenomeno di carattere sia storico che religioso risalente al Medioevo. Molto diffuso soprattutto nell’Italia Meridionale, subì un declino nel XIX secolo, quando la Chiesa cattolica cercò di “cristianizzarlo”; nonostante questo in alcune zone del Salento ha continuato a sopravvivere. leggi l’articolo completo sul mito del Tarantismo

 

I MONUMENTI PIU’ IMPORTANTI

BASILICA DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA
Si racconta che Raimondo del Balzo fece ampliare una cappella preesistente con la costruzione di una chiesa a sistema longitudinale con cappelle perimetrali. Fu poi il nipote, Raimondello (dal 1385 conte di Lecce in seguito al matrimonio con Maria d’Enghien, e dal 1399 Principe di Taranto) che ultimò l’ampliamento della chiesa, i cui lavori si protraggono dal 1383-85 al 1391, come ex voto per il ritorno vittorioso dalla Terra Santa, avendo riportato una reliquia della Santa. A questo periodo va ascritta la realizzazione delle navate laterali e l’aggiunta della terza campata della basilica.
Alla morte di Raimondello (1406) i lavori sono portati avanti dalla vedova Maria d’Enghien, divenuta nel frattempo regina di Napoli, d’Ungheria e di Gerusalemme per aver sposato il re Ladislao di Durazzo, alla quale si deve la decorazione ad affresco dell’interno ed il cenotafio. Al marito, Giovanni Antonio, si attribuisce la tribuna che chiude la basilica (1440 -1460) e il coro a base ottagonale con volta costolanata ad ombrello. Leggi l’articolo completo sulla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria

CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
La chiesa, risalente probabilmente alla metà del XIV secolo, presenta un’elegante facciata barocca rifatta, come recita l’iscrizione, nel 1633. Sopra il portale maggiore, all’interno di una nicchia, vi è la statua dell’Immacolata Concezione di Maria, a cui forse era un tempo dedicata la chiesa e la piazza antistante. Ai lati troviamo le statue di San Pietro e di San Giuseppe, mentre sopra i due portali laterali San Marco e San Sebastiano. Nel secondo ordine le statue di San Trifone e San Paolo.
L’interno è a croce latina con tre Navate. Numerosi sono gli altari barocchi attribuiti a Giuseppe Cino; tele di diverse epoche decorano le pareti tra cui la Lavanda dei piedi di Serafino Elmo nella controfacciata. Notevole è infine la statua policroma di San Pietro opera del Cino e il busto argenteo del Santo.
Alla chiesa è collegato l’ormai diffusissimo fenomeno del “Tarantismo”: è infatti questo il luogo in cui le donne morse dalla tarantola si recavano per eliminare il veleno dell’animale. Ed è proprio quando le donne si recavano a chiedere la grazia al santo bevendo l’acqua dal pozzo benedetto accanto alla chiesa, che un ruolo fondamentale aveva anche la musica dei tamburelli e i balli frenetici che oggi attraggono la curiosità di tanti turisti.

PALAZZO ORSINI
Il Palazzo è l’antico ospedale di Santa Caterina, oggi sede del Municipio. Venne realizzato alla fine del XVI secolo da Raimondello Orsini del Balzo. Nell’atrio è possibile osservare l’antico stemma degli Olivetani e quello degli Aragonesi. Un altorilievo collocato su una finestra sul portale interno raffigura Raimondello oppure Santa Caterina a cavallo di un destriero, mentre calpesta un soldato.

CHIESA RUPESTRE DI SANTA MARIA DELLA GROTTA (strada vicinale – zona “Grotta”)
Da una cappella rurale del XVII, dedicata all’Assunta, si accede alla chiesa rupestre del IX secolo, denominata anche la Crutta, l’Assunta e dei Grotti. La chiesa fu forse voluta dalla colonia greca che praticava il rito orientale fino al 1507 e che si stanziò a Galatina nel Medioevo.
La chiesa è ad unica navata divisa in tre campate e coperta da volte a vela; la terza campata è in parte in muratura, in parte in roccia. Una larga scalinata consente l’accesso alla cripta.
A destra è possibile notare una nicchia con un altare, chiusa da una balaustra scavata nella roccia, mentre una seconda nicchia, poi murata, è scavata nella parete di fronte e comunica con l’ipogeo. Ai lati dell’altare maggiore, sulla parete di fondo, due ingressi postumi alla costruzione immettono nella cripta vera e propria.
All’impianto originale appartiene una parte della mensa (in parte interrata).
Due cicli di affreschi decorano la cripta. Al primo, collocabile tra il XV e il XVI secolo, è ascrivibile la Vergine con Bambino nell’ovale dell’altare del XVII secolo, la Vergine con Bambino all’ingresso del deambulatorio e la Vergine tra due Arcangeli armati di lancia in fondo al deambulatorio. Al XVII secolo e di fattura popolare vanno ascritti Santa Lucia e l’Annunciazione, la Crocifissione e Santa Marina nelle tre nicchie in fondo.
Concludono l’apparato decorativo raffigurazioni di animali e di esseri fantastici; una Crocifissione con la Vergine e San Giovanni, una Santa coronata di cui si vede solo il volto e due altri Santi molto deteriorati; una Sant’Anna e Maria e una Presentazione al Tempio nell’avancorpo della terza campata.

CHIESA RUPESTRE DI SANT’ANNA (contrada Piani, strada per Sogliano Cavour, nei pressi della masseria Sant’Anna)
La chiesa doveva far parte di un antico Cenobio di Basiliani. La chiesa ha un avancorpo postumo in muratura con facciata sormontata da un timpano con croce in pietra. Si accede alla chiesa tramite un’apertura ogivale che immette nel dromos in muratura e roccia. Questo è diviso da un setto di roccia dall’invaso. Quest’ultimo è a tre navate divise da quattro pilastri quadrangolari; ai due lati dell’altare due aperture danno accesso ad un coro di piccole dimensioni. Dalla navata di destra si accede poi ad un ambiente più basso che continua in un cunicolo oggi chiuso.
Originariamente il soffitto era piano; oggi presenta una volta a botte, un’apertura a forma di cupola, e una corrispondente al campanile, che si trova nella parte retrostante la chiesa.
Tutta la chiesa risulta imbiancata a calce e i piccoli riquadri affrescati sono di fattura recente e molto ritoccati: sull’altare una Vergine con Bambino, una Crocifissione, una Madonna Addolorata e San Domenico.
Sulla strada che conduce alla cappella vi è una piccola edicola con un altorilievo, databile al XIV – XV secolo, in parte mutilo, che rappresenta due Angeli con un drappo che fa da sfondo a Sant’Anna e alla Vergine con Bambino.

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